
Giunta a fine mandato, dopo sei anni, Olga Mazzoni lascia la guida di Visit USA, associazione indipendente per la promozione degli Stati Uniti. Con FullTravel l’abbiamo voluta incontrare al fine di fare un excursus sul suo operato lungo oltre un lustro.
Sommario
Olga Mazzoni, dal 4 febbraio 2020 non è più il Presidente di Visit USA, poiché da statuto non si è potuta ricandidare al vertice dopo il terzo mandato. Cosa prova? Ci aveva fatto un po’ l’abitudine?
Provo soddisfazione nell’aver svolto il mio mandato con vigore ed entusiasmo, osservando da vicino l’evoluzione non solo dell’associazione bensì anche della sua percezione all’esterno. Sei anni non sono pochi, soprattutto se i primi due sono completamente dedicati alla rinascita di un’associazione esangue.
Cosa ha trovato e cosa lascia in Visit USA al neo presidente Massimo Loquenzi che fa ritorno alla presidenza dell’associazione?
Quando fui eletta 6 anni fa il 4 Febbraio, la situazione dell’Associazione VisitUSA era molto allarmante. Lasciata allo sbando da una gestione a dir poco autarchica e leggera, che non solo non seppe capitalizzare il suo patrimonio storico, bensì scialacquò in investimenti poco oculati, fu disgregante e poco inclusiva e deluse le aspettative dei soci sostenitori statunitensi. Certamente un intervento radicale e correttivo si rese necessario, a costo di tanti sacrifici e una abbondante dose di operosità. Ritengo di lasciare alla nuova amministrazione un’Associazione sana e di ottima costituzione sia finanziariamente sia nella struttura.
Gli Stati Uniti rappresentano la prima destinazione a lungo raggio per gli italiani. Quanto è facile e quanto è complicato promuovere una destinazione che è già blasonata?
Certamente gli Stati Uniti sono una meta ambita, amata e desiderata ma è pur vero che un Paese così ampio e diverso è in continua evoluzione e cambiamento, prospettando innovazioni e novità in ambito turistico ogni anno. Non si tratta solo di mantenere salda la posizione di leader del turismo lungo raggio. L’impegno promozionale richiede di ampliare l’approccio agli USA, svelando quelle zone turistiche meno note e con minor richiamo commerciale, quei prodotti e servizi meno sfruttati, quelle modalità di viaggio e di scoperta che possano attirare nuovi viaggiatori. La missione sta nell’aver una visione quanto più allargata e al passo coi tempi, non sottovalutando elementi e fenomeni che possano contribuire ad offrire nuovi spunti ed una rinnovata curiosità per gli Stati Uniti di oggi.
Qual è stato il suo approccio agli States. Come nasce la sua passione per le “stelle e strisce”?
La passione per una determinata meta nasce da una vocazione, da esperienze di vita e di professione. Per me nel 1987 quando nacque la mia azienda a Milano.
“Innovazione”: quanto lei pensa di essersi ispirata durante i suoi mandati presidenziali?
Innovare è fondamentale. Cambiare ed evolversi aiuta ad ampliare la visione. Per me è stata una costante durante l’intero mio mandato presidenziale. Crescere e rischiare con idee nuove è importante per coinvolgere maggiore partecipazione ed ampliare il target di riferimento. Nei sei anni della mia amministrazione ho certamente “osato” tanto, ottenendo anche buoni risultati e, al contempo, affrontando anche la resistenza di soci non avvezzi al “nuovo”, maggiormente inclini a modalità tradizionali. Creare interesse, coinvolgere, stimolare, ispirare, aggregare, unire e far crescere: questo ha caratterizzato la mia missione.
Nell’associazione ci sono soci/partner di diversa estrazione ed ubicazione geografica. Quanto (se) incide questa diversità nella progettualità dell’associazione?
Il mercato turistico italiano è ripartito non solo geograficamente tra nord e sud, bensì anche nelle modalità del viaggiare negli USA. Quindi l’outgoing per gli Stati Uniti sicuramente subisce queste differenze culturali. Per l’Associazione si è trattato di lanciare sfide passo dopo passo. Penso ai primi due anni dell’attività di trade-webinar scarsamente seguiti dalle agenzie del sud. Oggi invece raccolgono buoni consensi anche in sud Italia. Poi la creazione dell’evento American Day, volutamente a rotazione due volte l’anno, uno al nord ed uno al sud, consentendo ad ogni socio di scegliere a quali mercati outgoing ben distinti potersi dedicare. E’ singolare che il primo classificato nella categoria degli USA Master (ovvero il primo livello di preparazione e formazione sugli USA) sia proprio un agente di viaggio siciliano!
Essere donna alla guida di un’associazione importante come Visit USA, quanto ha pesato e quanto, invece, le è stato di aiuto?
L’essere donna alla guida di Visit USA Italy mi ha aiutato poiché ho avuto l’ardire ed il coraggio di fare cose e lanciare progetti che solo la forza tipicamente femminile ti consente. Per il resto non reputo aver avuto alcun tipo di vantaggio.
Amarezze e gioie. Me ne indica una o più di una per ciascuna?
Amarezze: tante così come le gioie. L’amarezza più grande è la constatazione che si lavora in un settore disgregato e poco unito, con una memoria breve ed ancora succube di invidie e gelosie, poco avvezzo alla svolta. La gioia più grande invece è il riconoscimento, da parte di numerose agenzie di viaggi, dell’aver appreso tanto, d’essere cresciuti professionalmente sulla meta Stati Uniti e d’aver acquisito dimestichezza, passione e voglia di intraprendere.
Se fosse stata ancora al vertice, cosa le sarebbe piaciuto ancora fare da annoverare tra i rimpianti o i progetti non ancora attuati?
Il progetto abbozzato ma incompiuto è rendere gli agenti di viaggio maggiormente protagonisti del processo di crescita dell’Associazione Visit USA Italy. Ma penso che questo giro di boa sia per taluni soci una sfida troppo ambiziosa. Ci vorrà tempo e un cambio generazionale.
Ci riproverà a ritornare al vertice oppure la sua esperienza finisce qui?
Non mi interessa stare al vertice ma mi piacerebbe coltivare i rapporti creati negli anni con spirito di lealtà ed amicizia professionale e raccogliere i buoni frutti. Penso che la strada debba essere lasciata ai giovani talenti, appoggiandoli e nutrendo nuove energie.
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