
Nel 2006 l’UNESCO ha insignito del titolo di Patrimonio dell’Umanità un’ampia parte del centro storico del capoluogo della Liguria, Genova, più precisamente le Strade Nuove e circa un quarto dei palazzi nobiliari che facevano parte del sistema dei Rolli. La loro storia ci riporta al periodo di maggior splendore della Repubblica Marinara di Genova.
Repubblica di Genova sotto Andrea Doria
La città di Genova si rese autonoma dal Sacro Romano Impero a partire dal 1096, costituendosi come libero comune. Dopo varie traversie politiche, che le costarono anche la perdita del controllo di alcuni territori strategici e la stessa indipendenza (era passata sotto il controllo dei francesi), nel 1528, sotto la guida dell’ammiraglio Andrea Doria, la città si alleò con l’imperatore Carlo V.
Questa mossa permise a Genova di riacquisire la propria indipendenza diventando una sorta di associato dell’impero spagnolo. L’apporto della città a Carlo V fu soprattutto finanziario: le banche genovesi erogarono prestiti a supporto delle imprese belliche e coloniali della Spagna traendo enormi profitti.
Così, forte delle nuove ricchezze, fra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, la città adeguò il proprio aspetto al suo nuovo ruolo di interlocutore politico di primo piano in Europa. Vennero così disegnate le Strade Nuove, lungo le quali sorsero le residenze aristocratiche delle più illustri famiglie di armatori, banchieri e commercianti: Doria, Spinola, Grimaldi, Lomellini e Balbi, solo per citare le più note.

Le Strade Nuove
Le Strade Nuove a Genova sono l’attuale via Garibaldi (già Strada Nuova o Via Aurea), via Cairoli (precedentemente Strada Nuovissima), via Bensa e via Balbi. Il concetto che ha guidato la loro costruzione, per quanto semplice, all’epoca era enormemente innovativo e sarà l’esempio anche per lo sviluppo urbanistico di altre città europee: le famiglie aristocratiche volevano trasferire le loro residenze fuori dai quartieri medievali e concentrarle in un’area dove non fossero a stretto contatto anche con quelle dei ceti più bassi della popolazione.
Le prime strade ad essere costruite furono via Garibaldi (su impulso della famiglia Grimaldi) e via Balbi, occupata principalmente dalle residenze dell’omonima famiglia. La via Cairoli, invece, risale alla seconda metà del Settecento e fu creata come collegamento fra le altre due strade.
In via Garibaldi la costruzione di un tale complesso di palazzi sulla costa di rocce sopra il porto richiese notevoli soluzioni costruttive e strutturali, utilizzate qui per la prima volta.
La fama delle Strade Nuove attirò anche Rubens che pubblicò la raccolta di disegni “Palazzi di Genova” affinché servisse come esempio per l’aristocrazia europea.

I Palazzi dei Rolli a Genova
Per il suo ruolo politico ed economico di primaria importanza, nel suo periodo d’oro Genova si trovò spesso a dover accogliere e ospitare sovrani, ambasciatori ed alti ecclesiastici che vi si recavano in visita ufficiale. Così venne creato il sistema dei Rolli, in virtù del quale le famiglie più eminenti, in base a un’estrazione, erano obbligate ad ospitare i visitatori nelle loro dimore.
Periodicamente veniva redatta una lista delle residenze aristocratiche, chiamata Rolli degli alloggiamenti pubblici. Ne esistono cinque, datate fra il 1576 e il 1664 e conservate all’Archivio di Stato di Genova (edificio storico dei secoli XVI-XVIII, il cui nucleo originario è una villa cinquecentesca, con sale e saloni affrescati, acquistata dai gesuiti nel ‘600 per farne il loro Noviziato.) Ciascuna abitazione, in base al prestigio e alle dimensioni, era iscritta ad una delle tre o quattro categorie in cui era suddivisa la lista. Così, in base all’importanza degli ospiti, si decideva quale categoria fosse più consona e, posti i nomi delle dimore in un bussolo, si procedeva con l’estrazione.
Solo tre palazzi avevano il privilegio di poter ospitare “Papa, Imperatore, re e legato, Cardinali o altro Principe”: la dimora di Giò Batta D’Oria, Palazzo Doria Tursi di Nicolò Grimaldi e Palazzo Lercari Parodi.

La struttura dei palazzi dei Rolli è abbastanza simile. Al loro interno, l’impatto visivo è creato dalla successione di atrio, cortile, scalone d’onore e giardino. Gli ambienti sono spesso abbelliti da opere pittoriche e scultoree dei più eminenti artisti del Manierismo e del Barocco genovese.
I palazzi che sono stati iscritti ai Rolli almeno una volta sono in totale 163, ma solo 42 fanno parte dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO. Essi sono concentrati soprattutto in via Garibaldi, nelle vicine Salita Santa Caterina, Piazza Fontane Marose e via Lomellini e in via Balbi.
Fra quelli non scelti dall’UNESCO sono comunque notevoli il Palazzo Domenico Grillo, in piazza delle Vigne 4, Palazzo Bartolomeo Invrea in via del Campo 12 e Palazzo Spinola Franzone in via Luccoli 23.
Genova: vedi anche
Come visitare i Rolli
Quasi tutti i palazzi dei Rolli sono oggi residenze private o sedi di banche, aziende o enti pubblici. In due weekend all’anno, in aprile e in ottobre, ci sono i Rolli Days, durante i quali tutti i palazzi vengono aperti al pubblico ed è possibile visitarli con la guida di studenti e ricercatori dell’Università di Genova.
Durante l’anno si possono visitare alcuni Rolli che oggi sono stati trasformati in musei. I Musei di Strada Nuova sono ospitati nei Palazzi Rosso, Bianco e Doria Tursi, in via Garibaldi fra i numeri civici 9 e 18.
Nel Palazzo Rosso sono conservate le collezioni appartenute alla famiglia Brignole-Sale, in parte ospitate in sale che conservano i decori e gli arredi originali.

In Palazzo Bianco è possibile ammirare opere di pittura genovese, ma anche capolavori italiani (Caravaggio, Lippi, Veronese), fiamminghi (Rubens, Van Dyck) e spagnoli.
Palazzo Doria Tursi, il più imponente della via, accoglie l’ultima parte del percorso museale, con la pittura genovese del XVII e XVIII secolo e la Sala Paganiniana che conserva alcuni cimeli appartenuti all’artista, fra cui il celebre violino noto come Il Cannone.
Il Palazzo Stefano Balbi, in via Balbi 10, è noto anche come Palazzo Reale in quanto, con l’annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna, venne acquisito dai Savoia e usato come residenza ufficiale nei mesi estivi. Ospita oggi un museo di arti decorative, con oltre duecento opere pittoriche di grande pregio, sculture e, naturalmente, gli affreschi e gli arredi della residenza.
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